Nella decisione n. 00-2024-4689 (671), datata 27/11/2024, il Collegio Civile della Corte Suprema ha esaminato il ricorso presentato da una società commerciale contro la decisione della Corte d’Appello.
In tale decisione, la Corte ha interpretato alcune disposizioni del Codice Civile, relative al ritardo nella consegna del bene da parte del debitore e al suo obbligo di risarcire il danno subito dal creditore. In caso di prova del lucro cessante, questo deve essere valutato sulla base dell’inadempimento degli obblighi da parte della parte convenuta, tenendo conto delle circostanze concrete del contratto e delle azioni del convenuto. La Corte sottolinea che il lucro cessante non può essere interpretato come un valore generale e ipotetico, ma deve essere analizzato come un guadagno reale che si sarebbe realizzato nelle normali condizioni di mercato, durante il periodo in cui la parte convenuta ha ostacolato la realizzazione di tale guadagno. Questo perché, secondo la legge, tale guadagno deve essere reale e basato su circostanze fattuali, e non un guadagno potenziale legato a una promessa (come la dichiarazione notarile nel presente caso), imponendo così al convenuto l’obbligo di adempiere a un contratto che ha assunto.
Nel presente caso, la richiesta dell’attore per il lucro cessante per un periodo di 5 anni non è stata valutata correttamente dai tribunali di merito. Il Collegio ha rilevato che i tribunali avrebbero dovuto analizzare più a fondo le prove e il periodo temporale relativo al ritardo nella consegna del bene, e avrebbero dovuto effettuare una valutazione più attenta del lucro cessante nelle reali condizioni di mercato e del comportamento del debitore.
Questa interpretazione della legge è importante perché stabilisce una base giuridica per la richiesta di risarcimento del lucro cessante, come elemento del danno derivante dalla controversia sull’adempimento del contratto.